domenica 20 maggio 2012

Tutte le cose belle finiscono



Oggi ho comprato il Manifesto. Non lo faccio spesso, devo ammetterlo. Una volta a settimana. E così sta fallendo. O è fallito già, ma continua a uscire lo stesso. La principale voce fuori dal coro in un imbarazzante panorama mediatico fatto da un misto di conformismo, banalità, malafede.
Risalendo a casa, incontro un signore in ascensore. Sessantacinque anni, più o meno. Porta una cassa d'acqua alla nipotina, che si è appena trasferita coi genitori dall'altro lato del mio pianerottolo.

"Ancora esce?" mi dice, indicandomi il giornale.

Io mi sento quasi in colpa. In questo mondo edizione 2012, fra le persone comuni, non sembra esserci più spazio per il comunismo. Quando ti capita di dire a qualcuno di credere ancora, in qualche modo, a quelle idee, la loro faccia mostra un misto di rassegnazione e pietà. Rassegnazione per qualcosa in cui molti avevano creduto e non si è mai realizzata, pietà per te, che ancora ci credi perché sei giovane (relativamente) e pieno di speranze che andranno inevitabilmente tradite.
Preso da questo strano senso di colpa, che non vorrei provare ma tuttavia provo, gli rispondo.

"Sì, è anche per questo che l'ho comprato. Sta fallendo ma vuole resistere. Gli hanno mandato i commissari e gli hanno intimato di chiudere. Lo compro per sostenerli, è l'unica voce fuori dal coro in Italia."

Ed eccola, sul suo volto, la rassegnazione, puntuale:

"Anche io lo compravo, sempre. Tutte le cose belle finiscono."

Grazie, signore. Mi hai rovinato la domenica.
Tutte le cose belle finiscono, ma continuo a sperare che il Manifesto non finirà.

1 commento:

  1. Mah... finché circoleranno strani animali che non si rassegnano e non si scoraggiano davanti al disincanto diffuso non finirà

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