venerdì 20 gennaio 2012

Sono stanco


E' un po' di tempo che non scrivo.
Non scrivo perché sono stanco.

Sono stanco di dover combattere contro chi dice che è giusto sciacallare e discutere delle tragedie per settimane, come fossero i mondiali di calcio.
Sono stanco di dover combattere contro chi dice che la sinistra e la destra sono categorie del passato, e ora bisogna pensare al bene di tutti, compresi i poveri dirigenti di azienda, che hanno le loro ragioni.
Sono stanco di dover combattere contro chi sostiene che aumentare le licenze dei taxi, far vendere i farmaci da banco ai supermercati, tenere le banche e i negozi aperti fino alle 22 farà ripartire il Paese.
Sono stanco di vedere blogger eminenti e politici illuminati spaccarsi di discussioni su sistemi elettorali e percentuali dei sondaggi, quando non si sa che faranno veramente questi partiti una volta in parlamento, visto che hanno aderito tutti a grossolane teorie spacciate come salvifiche dalle accademie statunitensi, ormai troppo tempo fa.
Sono stanco di discutere di politica con gente che non ne possiede le categorie, e ci infila i suoi piccoli e piccolissimi problemi personali, tipo il fatto che a Roma ci sono solo due linee di metropolitana, o che alla posta si fa troppa coda, o che la gente è stronza, così, tout court.
Sono stanco di vedere saltimbanchi scambiati per grandi giornalisti, massoni per tecnici, burattini per grandi statisti. Sono stanco di vedere la realtà travisata, molto spesso perché è più facile chiudere gli occhi.
La verve ritornerà prima o poi, spero.

2 commenti:

  1. Ma che strano, nessun commento! 

    Forse siamo davvero tutti troppo impegnati a discutere di calcio, di governo, e di declassamento italiano, per poter guardarci intorno e cercare di capire se c'è qualcuno scontento come noi.

    Io sono arrivato in questo sito dopo aver digitato le parole "sono scontento", e le ho digitate perchè sono scontento davvero.

    Fino a un anno fa ero un manager, e per via delle ipocrisie lavorative ho deciso di licenziarmi per tornare alla base della piramide lavorativa, per fare l'agente di commercio, pensando che grazie alla mia serietà, competenza, dedizione, insomma tutti i valori che dovrebbero fare una sorta di differenza, sarei riuscito ad avere maggior soddisfazione. 

    Così forse non sarà, forse quella soddisfazione non la troverò, e lo dico perchè sto prendendo coscienza del fatto che anche alla base della piramide la meritocrazia non paga, la serietà non è un valore e non garantisce competitività, la competenza idem, e la qualità altrettanto. Opero in edilizia, dove evidentemente è sufficiente stampare un documento nel quale dichiariamo deliberatamente che il prodotto è eccezionale e lo facciamo costare meno degli altri, per avere successo e fare le vendite.

    Quello che però mi preoccupa, non è la parte economica del mio lavoro, bensì la mia generale stanchezza nei confronti delle non regole, nei confronti della mancanza totale di meritocrazia, nei confronti dei furbetti, che sono milioni, nei confronti dei soprusi quotidiani, nei confronti dell'impunibilità. Sono stanco del fatto che per vivere in questa Italia io debba combattere ogni giorno, come se invece che in Italia vivessi in un ghetto, con la differenza che dal ghetto mi aspetto di tutto e posso riconoscere l'aggressore, mentre quì, quelli che mi vogliono derubare hanno la giacca e la cravatta come me e mi vogliono convincere che vogliono il mio bene, e non parlo del governo, bensì della maggior parte della gente.

    Mi sono anche convinto che quella che ci stanno spacciando per crisi in realtà non c'è, altrimenti non si giustificherebbe il fatto che ristoranti, hotels, luoghi esotici, hanno tutt'ora un gran numero di clienti, non si spiegherebbe come mai ci sono ancora così tante automobili costose in circolazione.

    La crisi, è nei valori, e questo è più devastante di qualsiasi terremoto e di qualsiasi tracollo finanziario, perchè della società ne mina le basi. 

    Non che in Italia si sia tutti patrioti, da sempre siamo infatti derisi dagli altri Paesi proprio a causa della nostra caratteristica di ciarlatani, ma di sicuro questa assenza totale di valori non giova, anzi, è un tunnel senza fine. 

    Qualcuno dirà che i valori invece ci sono, e che sono la propria moglie o marito, i figli, la casa, il cane, il gatto, l'auto e così via. Ebbene si, questi valori effettivamente ci sono ed è proprio per questo che come italiani siamo anche famosi, cioè per la nostra caratteristica di saper ben tutelare il "nostro orticello".

    E quì mi fermo. Il mio contributo è terminato. Sto andando alla ricerca di una comunità di "sono stanco" con la quale potermi confrontare e magari consolare. Se qualcuno volesse scrivermi lo faccia pure  savigne@libero.it, sarà un piacere condividere lo stato d'animo o apprendere che esiste un movimento di "sono stanco" a cui affiancarsi. Ciao

    Savino

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  2. Ciao, capisco il tuo sfogo qui. E' quello che provano in tanti. La questione è veramente culturale e di valori.
    Ma lasciati dire una cosa. La competizione non deve essere un valore: porta la vita ad essere un'infinita gara dove vince il più forte, mentre gli altri soccombono. Una vita di questo genere è veramente una vita povera...

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