mercoledì 23 novembre 2011

Il gioco di prestigio di Monti


Il Governo Monti ha deciso di chiederci l'acconto IRPEF non integralmente, come di solito avviene, ma al 82%.
Ora, facciamo un po' di chiarezza.

Di solito, l'Irpef che ci ritroviamo sottratta in busta paga è un'acconto che ci viene tolto mensilmente in modo da non dover versare tutto in una volta l'importo annuo dovuto, una volta effettuata la dichiarazione dei redditi, a giugno dell'anno successivo. Di solito ci viene trattenuto durante l'anno il 99% di quello che  che dobbiamo allo Stato, al di là delle detrazioni possibili, che verranno dichiarate nel marzo seguente.

Il provvedimento in questione implica che, siccome abbiamo già versato praticamente tutto, a dicembre avremo una "ricca" busta paga, praticamente senza tasse.

Mediamente, una persona che percepisce 25000 euro lordi all'anno, paga di Irpef circa 4000 euro l'anno, salvo detrazioni fiscali (sempre più povere, grazie a Tremonti). Ora, una riduzione del 17% dell'acconto trattenuto nell'anno in corso, significa nell'ultimo mese rimanente un incremento del netto in busta paga di circa 700 euro.

Perché il governo fa questo?
Il governo, fatto di gente che ci capisce di economia, sa benissimo che bisogna spingere la domanda se si vuole cercare di tirare fuori le imprese dalla stagnazione.
Non è un caso che tale provvedimento ci faccia provvidenzialmente ritrovare molti più soldi in tasca alla vigilia di Natale, in modo che, felici di questo regalo dello Stato, ci possiamo riversare nei centri commerciali o nei negozi del centro a fare spese folli.

Allora è una cosa buona?
No. Quel denaro dovremo comunque restituirlo a giugno, se lo dovevamo allo Stato. E in più ce li saremo già spesi a Natale.
Se invece, con le detrazioni, si scopre che non dovevamo più niente, non riceveremo il simpatico rimborso che di solito si riceve in giugno. I soldi, dunque, sono sempre gli stessi, solo che cambia la tempistica con cui li diamo allo Stato. Solo che se ce li dessero a giugno, come al solito, non li spenderemmo per alcuna festa, ma, vista la crisi, saremmo più portati a conservarli.

E allora perché lo fanno?
Perché così ci creano l'illusione di avere più denaro, inducendoci a spenderlo, quando in realtà hanno semplicemente fatto un gioco da grandissimo prestigiatore.

Francamente, da un governo di altissimo profilo tecnico, mi aspetto provvedimenti seri e non buffonate che neanche il circo Berlusconi ha avuto il coraggio di fare.

1 commento:

  1. So' neokeynesiani.. ma in tempo di crisi...

    "Comunque, gli economisti neokeynesiani non supportano l'uso di una politica monetaria espansiva che permetta guadagni a breve per l'offerta e l'impiego, perché ciò farebbe crescere le aspettative inflattive e così accumulerebbe i problemi per il futuro. Invece, essi supportano l'uso di politiche monetarie per la stabilizzazione. Cioè, incrementare improvvisamente l'offerta di denaro per produrre un temporaneo boom economico non è raccomandato perché eliminare le crescenti aspettative inflattive sarebbe impossibile senza produrre recessione. Tuttavia quando l'economia è colpita da un inatteso choc esterno, sarebbe una buona idea quella di compensare gli effetti macroeconomic dello choc con la politica monetaria. Ciò è particolarmente vero se l'inatteso choc (come una caduta della fiducia dei consumatori) è del tipo che tende a far decrescere sia l'offerta che l'inflazione; in tal caso, espandere l'offerta di denaro (abbassando i tassi di interessi) aiuta facendo aumentare l'offerta e nello stesso tempo stabilizzando l'inflazione e le aspettative inflattive."

    http://it.wikipedia.org/wiki/Nuova_macroeconomia_keynesiana

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