Oggi, due chicago-boys de noantri, sul corriere, ci provano.
Nel loro sforzo di dare una scossa al sistema economico italiano, danno una serie di "dritte".
Alcune di queste sembrano accettabili:
- flexicurity, anche se mi fa paura l'idea che questi mettano mani sullo statuto dei lavoratori;
- incoraggiamento del lavoro femminile, anche se voglio capire come intendono fare al Sud, dove buona parte della società è fondata sul lavoro casalingo delle donne;
- riforma della giustizia civile che accorci i suoi tempi;
- allargamento la base imponibile, combattendo l'evasione, anche se questa non mi pare un'idea così originale;
- dimezzamento i costi della politica, per una questione simbolica, visto che non servirebbe a niente da un punto di vista economico.
Le ultime tre non spiccano per originalità. Comunque, qui si ferma il buono.
Infatti, in cambio della salvezza del debito, ecco il conto da pagare:
- tornare all'articolo 8 di Agosto, cioè alla contrattazione aziendale e territoriale in deroga alla legge 300/70 (lo Statuto dei Lavoratori), di fatto cancellandola;
- aprire ai privati la gestione dei servizi pubblici locali. Liberalizzare i mercati, partendo da ferrovie, poste ed energia. Non tenendo conto che il referendum sull'acqua va esattamente in direzione contraria;
- riforma delle pensioni a discapito dei cittadini (aumento età pensionabile e cancellazione pensione di anzianità, se non col massimo dei contributi);
- introduzione delle gabbie salariali nella Pubblica Amministrazione, rendendo di fatto i residenti al Sud cittadini di Serie B e spingendo ancora di più allo spopolamento;
- abbandono della concertazione con le parti sociali, spinta autoritaria verso un autoritarismo per il bene della Patria, che è la cosa che dobbiamo temere di più per la nostra libertà.
Parlano di "costo zero", ma evidentemente si riferiscono allo Stato e non a noi comuni cittadini.
In chiusura, Giavazzi e Alesina prospettano un classico "o mangi sta minestra o ti butti dalla finestra".
Beh, se è così, io salto ad occhi chiusi. Default.
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