E' chiaro il piano del governo per far ripartire l'economia italiana. Avremo più liberalizzazioni, più libertà di impresa, meno vincoli al licenziamento. Insomma tutto più fluido e libero. Non ci nascondiamo dietro un dito, quello proposto da Monti & Co. è il modello neoliberista americano, riadattato in UE in forma ancora più liberista, tramite la Competition Law e la scure della DG per la concorrenza.
Ci sono due ragioni per cui questo non potrà funzionare.
Vediamo la prima. Ai marxisti, nel tempo, è stato risposto spesso che il comunismo e la società ideale disegnata da Marx è un'utopia, che alla prova dei fatti si è rivelata impossibile da realizzare, leggasi Socialismo Reale, Cuba Socialista, Repubblica Popolare Cinese e via discorrendo. A nulla è servito ribattere con gli importanti passi in avanti che in questi sistemi si sono ottenuti comunque in termini de bilanciamento (parziale) delle differenze economiche e culturali fra le varie classi, nonostante la stretta totalitaria alle libertà personali effettivamente avvenuta. Bene, la teoria economica che sta dietro alla competizione e il libero mercato è la concorrenza perfetta. In essa, una miriade di imprese, per ogni singolo prodotto, produce prodotti indistinti non potendo influenzarne il prezzo. Vediamo se funziona veramente così.
Quante imprese gestiscono in Italia la telefonia cellulare, settore nato libero? Risposta: 4 (Wind, Vodafone, Tim, 3Italia). Quante gestiscono offrono spostamenti su treni, settore liberalizzato? Risposta: 2 (Trenitalia, NTV), solo su una tratta. Quante gestiscono i trasporti nazionali su pullman? Risposta: Molte, ma su ogni tratta? Beh, Taranto-Roma è operata da una singola impresa. Quante imprese ci sono che offrono trasporto aereo? Risposta: un'infinità, se non si ha una rotta precisa e si parte da Roma. Altrimenti? Roma-Milano, la rotta interna più frequentata, è offerta da Alitalia/Airone, Ryanair, Easyjet. Totale: 3.
Altro esempio, ancora più significativo. Si fa un gran parlare dell'aumento del premio delle assicurazioni RC auto al Sud. Ci sono almeno una cinquantina di società sul mercato, ma venitemi a dire che non fanno cartello, dato che tutte, nel 2011, hanno incrementato il premio di una percentuale maggiore dell'inflazione. Stesso dicasi per la benzina, anche se non scendo nel dettaglio.
Mi fermo qui. La questione è che questi settori sono così chiusi perché, probabilmente, un numero maggiore di attori non sarebbe sostenibile. Nel senso che, ad esempio, il traffico di passeggeri sul pullman Taranto-Roma è tale da consentire ad una sola impresa di operare il servizio coprendo i costi.
Dunque, pare proprio che la concorrenza perfetta non esista sempre. Certo su alcuni prodotti si può avere. Non so, sulla pasta al supermercato per esempio. Probabilmente già c'è, posto che non ci sia qualcuno che controlla il mercato. Il punto è un altro.
Il libero mercato e la concorrenza perfetta sono dunque utopie tanto quanto le società comuniste, socialiste o anarchiche (differenti tra loro).
Veniamo al secondo punto. Non nego che in alcuni settori le liberalizzazioni, che hanno rotto i precedenti monopoli statali, abbiano prodotto un qualche effetto, soprattutto in termini di innovazione. Questa era la teoria dei neoliberisti americani e bisogna dire che in un certo senso, durante gli anni '80 e '90, ha funzionato. Ma vedete ora in che condizioni sono gli Stati Uniti. Guardatevi "Capitalism, a love story" di Michael Moore, per esempio. Poi ditemi se libertà di impresa e libertà di licenziamenti hanno protetto dalla crisi economica quello che è stato di fatto, per vent'anni, l'unico controllore delle risorse mondiali.
Dunque, non vi pare anacronistico tentare di rilanciare l'economia italiana su un modello che, per quanto sia stato vincente (non dimenticate il controllo delle risorse mondiali, però), dimostra di non funzionare più?
Riutilizzare un modello vecchio, senza porsi delle domande, me lo sarei aspettato da un Berlusconi, ma un professore emerito di economia, in quanto tale, non dovrebbe essere all'avanguardia? Non dovrebbe ragionare invece di applicare dei dogmi, porca miseria?
Quando inizieremo veramente ad innovare, anche e soprattutto nella teoria economica, e la smetteremo di copiare?
Quante imprese gestiscono in Italia la telefonia cellulare, settore nato libero? Risposta: 4 (Wind, Vodafone, Tim, 3Italia). Quante gestiscono offrono spostamenti su treni, settore liberalizzato? Risposta: 2 (Trenitalia, NTV), solo su una tratta. Quante gestiscono i trasporti nazionali su pullman? Risposta: Molte, ma su ogni tratta? Beh, Taranto-Roma è operata da una singola impresa. Quante imprese ci sono che offrono trasporto aereo? Risposta: un'infinità, se non si ha una rotta precisa e si parte da Roma. Altrimenti? Roma-Milano, la rotta interna più frequentata, è offerta da Alitalia/Airone, Ryanair, Easyjet. Totale: 3.
Altro esempio, ancora più significativo. Si fa un gran parlare dell'aumento del premio delle assicurazioni RC auto al Sud. Ci sono almeno una cinquantina di società sul mercato, ma venitemi a dire che non fanno cartello, dato che tutte, nel 2011, hanno incrementato il premio di una percentuale maggiore dell'inflazione. Stesso dicasi per la benzina, anche se non scendo nel dettaglio.
Mi fermo qui. La questione è che questi settori sono così chiusi perché, probabilmente, un numero maggiore di attori non sarebbe sostenibile. Nel senso che, ad esempio, il traffico di passeggeri sul pullman Taranto-Roma è tale da consentire ad una sola impresa di operare il servizio coprendo i costi.
Dunque, pare proprio che la concorrenza perfetta non esista sempre. Certo su alcuni prodotti si può avere. Non so, sulla pasta al supermercato per esempio. Probabilmente già c'è, posto che non ci sia qualcuno che controlla il mercato. Il punto è un altro.
Il libero mercato e la concorrenza perfetta sono dunque utopie tanto quanto le società comuniste, socialiste o anarchiche (differenti tra loro).
Veniamo al secondo punto. Non nego che in alcuni settori le liberalizzazioni, che hanno rotto i precedenti monopoli statali, abbiano prodotto un qualche effetto, soprattutto in termini di innovazione. Questa era la teoria dei neoliberisti americani e bisogna dire che in un certo senso, durante gli anni '80 e '90, ha funzionato. Ma vedete ora in che condizioni sono gli Stati Uniti. Guardatevi "Capitalism, a love story" di Michael Moore, per esempio. Poi ditemi se libertà di impresa e libertà di licenziamenti hanno protetto dalla crisi economica quello che è stato di fatto, per vent'anni, l'unico controllore delle risorse mondiali.
Dunque, non vi pare anacronistico tentare di rilanciare l'economia italiana su un modello che, per quanto sia stato vincente (non dimenticate il controllo delle risorse mondiali, però), dimostra di non funzionare più?
Riutilizzare un modello vecchio, senza porsi delle domande, me lo sarei aspettato da un Berlusconi, ma un professore emerito di economia, in quanto tale, non dovrebbe essere all'avanguardia? Non dovrebbe ragionare invece di applicare dei dogmi, porca miseria?
Quando inizieremo veramente ad innovare, anche e soprattutto nella teoria economica, e la smetteremo di copiare?
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