L'economia è una cosa troppo seria per lasciarla fare agli economisti.
(Pier Peter, alias Antonio Albanese)
mercoledì 26 ottobre 2011
Superpensioni (nun te reggae più)
Il povero sistema pensionistico non viene mai lasciato in pace.
E' evidente che qualcosa sulle pensioni va fatto. Abbiamo una popolazione (europea e italiana) che invecchia progressivamente: nel 2040 gli ultrasessantacinquenni saranno più della metà delle persone in età da lavoro. Ma siccome, come al solito, qui si sta giocando con la vita della gente, preferirei un lungo dibattito pubblico, visto che da più parti ci confermano come non ci sia un problema a breve per i conti dell'INPS.
Invece, quei geni della BCE e di Merkozy ci chiedono l'innalzamento a 67 per decreto, così, in due giorni.
Perché?
Contesto il fatto che l'età di pensionamento italiana (in media) sia troppo bassa. E' assolutamente nella media dei grandi Paesi di Eurolandia. Certo ci sono una serie di prepensionamenti assurdi (militari, parlamentari e via discorrendo) ma non mi pare che alzare a 67 anni l'età dei lavoratori comuni vada a smantellare questi assurdi privilegi. Né tantomeno tali privilegi hanno un peso tanto rilevante sul bilancio dello Stato.
Si può obiettare che gli altri Paesi che cito (Spagna, Francia, Germania) non subiscono una crisi del debito forte come quella dell'Italia, che ci costringe a rivedere i conti pubblici.
Certo, aumentare l'età pensionabile significa in un certo senso diminuire un po' la spesa pubblica, aumentando al contempo (sempre un po') gli introiti fiscali.
Beh, se si vuole tagliare la spesa pubblica, è pieno di voci da decurtare con meno danni per i cittadini comuni (anzi con qualche beneficio). Per quanto riguarda gli introiti, è banale ma necessario ricordare l'enorme mole di evasione fiscale, per cui si potrebbe fare qualcosa.
Se poi si parla di crescita e disoccupazione, vediamo contestare il sillogismo per cui meno pensioni uguale meno posti di lavoro liberi uguale meno posti per i giovani (e non) disoccupati.
Dicono che più lavoro, cioè più lavoratori, significa più produzione, cioè crescita del PIL, che si traduce in più posti di lavoro e così via.
Ragionamento così semplice e banale da autorivelarsi in tutta la sua infantilità.
Quello che è evidente, dalla contrazione dei consumi degli ultimi anni, è che più produzione significa solo più fallimenti, se la ricchezza non è distribuita in modo tale da far crescere la domanda e far "girare" veramente l'economia.
Ma questo non lo vogliono sentire, significherebbe attuare delle politiche ridistributive contrarie all'oligarchia neoliberista che governa il mondo dal dissolvimento dell'URSS.
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Bello il nuovo font ai lati! Veramente fico. Sul resto dico: studiamo qualcosa di meglio. Alzare l'età pensionabile sembra essere l'unica cosa fattibile.. Cambiamo questa convinzione
RispondiEliminail font è sempre stato quello!
RispondiEliminaSulle pensioni, dici che è l'unica cosa fattibile per il bilancio? in due giorni? Continuiamo ad andare avanti con misure di emergenza. Tu stesso sul tuo blog hai proposto delle ottime misure, che sicuramente sono più giuste e forse anche più incisive dell'innalzamento dell'età pensionabile. Non vedo perché a pagare devono essere sempre le persone comuni!
No, ho detto che adesso SEMBRA come essere l'unica cosa da fare, ma non è vero. Aiutiamoli. Basta avere qualche idea. Su 1000 idee una buona magari si trova!
RispondiEliminaAh ok! Ovviamente d'accordo!
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