giovedì 22 dicembre 2011

La sinistra e l'articolo 18


Negli ultimi tempi fioccano le proposte di smantellamento dei diritti dei lavoratori. I SuperTecnici hanno deciso che, dopo aver stravolto le pensioni, ora toccherà al lavoro. E la prima cosa che gli è venuto in mente è di abbattere l'articolo 18, perno dello Statuto dei Lavoratori.
Questa è una battaglia che la Confindustria porta avanti da tempo, con l'appoggio dei governi di destra. Quindi, non mi sorprende che un governo di destra come questo abbia tirato fuori nuovamente la questione (salvo poi spaventarsi e ritirarsi).

Vediamo invece cosa ne pensano varie anime del centrosinistra e sinistra della questione.

Francesco Costa ritiene che sia necessario rendere un po' meno protetti gli anziani per proteggere (poco)  fare in modo che l'articolo 18 non valga per i più giovani, di modo che loro vengano assunti e possano godere delle altre tutele. Per sostenere la sua posizione cita dati statistici sui dipendenti coperti da articolo 18, a mio modo di vedere privi di fondamento. Giulia Innocenzi spiega, accodandosi ad Ichino, come si possa mantenere l'articolo solo per gli anziani, cancellandolo per i giovani, che così verrebbero assunti invece di essere precari.
Il segretario Bersani, si limita a criticare la tempistica del governo.

Sandro Trento sostiene come l'art.18 sia un falso problema, criticandone sia i nemici che i difensori. Egli ritiene che siano pochissime le persone coperte e l'articolo si applichi veramente in pochi casi. Pippo Civati e Filippo Taddei si inseriscono in scia, precisando che basterebbe implementare le idee di Tito Boeri e il gioco sarebbe fatto.

Agnostica la posizione di Dino Amenduni, che però rimarca il fatto che una riforma per migliorare la situazione sia già stata pensata da Biagi, e ci abbia portato involontariamente a questo sfascio. E, soprattutto, Amenduni sottolinea come tutte queste riforme pensate per i giovani siano scritte, pensate e dibattute da gerontocrati, senza consultare i giovani stessi.

Finalmente giunge un illuminante commento di Salvatore Cannavò, che ci spiega come l'art.18 rappresenti anche una protezione per quei precari che riescono a dimostrare di essere stati trattati da dipendenti e a farsi assumere. Infatti, se una volta assunti per ingiunzione del Tribunale non vi fosse l'art.18 a proteggerli, potrebbero essere licenziati in un batter d'occhio.

I Precari Uniti rimarcano come non si debba pensare di cancellare questa parte dello Statuto dei Lavoratori.

Insomma la cosiddetta sinistra risulta più che mai divisa in un'area possibilista, ovvero grossa parte del PD, una parte agnostica rappresentata principalmente da persone dell'ala sinistra del PD o di area SEL e un'opposizione alla cancellazione dell'articolo 18, portata avanti dalla sinistra classica (detta da alcuni estrema).

PS: a breve i miei commenti sulla questione.


3 commenti:

  1. Non ho mai detto - né io né Ichino né Monti - che "che sia necessario rendere un po' meno protetti gli anziani per proteggere (poco) i giovani". Te lo sei inventato. Non ho mai detto di voler cambiare di una virgola l'articolo 18 per quelli che oggi ne sono tutelati. Te lo sei inventato. Si parla sempre e solo dei nuovi contratti, quelli che oggi vedono col binocolo l'articolo 18 oltre a mille altre cose ancora più importanti. Il fatto che poi per te dare da subito a tutti i nuovi assunti ferie, malattia, maternità, tredicesima e accesso al credito, più tutele e garanzie certe e crescenti nel tempo, significhi "proteggere (poco) i giovani", vuol dire che sei in malafede o non sai di cosa parli. Scegli tu.

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  2. Ciao Francesco, grazie per la risposta.
    Sulla prima parte hai ragione. Ti chiedo scusa e ho provveduto a correggere.
    Sulla sostanza, mi dispiace che tu mi risponda con tanto astio. So benissimo di che parlo, quanto lo sai tu. So benissimo che tutte queste tutele che citi sono deboli concessioni del datore di lavoro nel caso in cui l'articolo 18 non valga per i nuovi contratti. Voglio dire: le lettere di dimissioni in bianco potrebbero essere usate lo stesso, un ricorso alla malattia non gradito potrebbe essere ugualmente punito dal licenziamento, come i comportamenti troppo "sindacalizzati", le banche non valuterebbero più l'accesso al credito sulla base del contratto, visto che lo stesso darebbe poche garanzie nel lungo periodo, la tredicesima rimane già ora solo una forma di retribuzione differita di una parte del RAL.
    Te lo dico per esperienza lavorativa, non cambierebbe molto. Sarebbe solo una scusa per poter dire che la precarietà non esiste più, che tutto va bene e chi si lamenta è in malafede. La precarietà, invece, è un'altra cosa. E' l'incertezza esistenziale. E' l'incertezza di poter continuare a lavorare e a mantenersi, anche se si fa bene il proprio lavoro. E' la certezza di prendere sempre meno e fare una vita sempre più faticosa rispetto al passato. Non si sta parlando dell'ennesima cazzata da talk show, spero l'abbiamo capito tutti.

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